
Anthony Bailly
Head of European Equity
Per elaborare la nostra strategia Net Zero, abbiamo analizzato le emissioni di anidride carbonica ed abbiamo scoperto che, a livello globale, vi sono cinque settori (prodotti chimici, materie prime, servizi di pubblica utilità, edilizia ed energia) che sono responsabili dell’86% delle emissioni di CO2(1). Quando è stato lanciato R-co 4Change Net Zero Equity Euro, la maggior parte dei fondi climatici esistenti si basava su strategie “low carbon(2)” che di fatto escludevano questi cinque settori. Di conseguenza, ci siamo chiesti se non avremmo potuto produrre un impatto maggiore investendo in tutti i settori(3), in particolare in quelli a più alta emissione, selezionando però le società con una traiettoria di decarbonizzazione più credibile e ambiziosa. Questo approccio ci sembra particolarmente adatto a creare un circolo virtuoso. Infatti, siamo convinti che, all’interno di questi settori, quando gli operatori dimostrano di saper mantenere la loro traiettoria, questo tende a incoraggiare gli altri a replicare le loro “migliori pratiche”, creando così un effetto “valanga” positivo. Inoltre, favorendo l’esclusione, la maggior parte dei fondi low carbon adotta un orientamento growth(4). Allo stesso tempo, l’incertezza sui cash flow(5) futuri legati agli investimenti(6) nella transizione delle aziende appartenenti ai settori che producono più emissioni sta mettendo sotto pressione le loro valutazioni. Di conseguenza, i loro premi per il rischio stanno raggiungendo livelli significativi e per questo motivo, da un punto di vista sia sostenibile che finanziario, per noi è ragionevole posizionarci in questi settori.
Questo tipo di posizionamento richiede un confronto regolare con le società, che è parte integrante del nostro metodo e delle missioni dei nostri analisti. In particolare, dobbiamo poter analizzare e discutere le traiettorie di carbonio e il capex allocato. Se le società non effettuano gli investimenti necessari, hanno poche possibilità di raggiungere i loro obiettivi. Allo stesso tempo, disponiamo di una matrice di analisi della transizione per valutare la traiettoria di ogni emittente del portafoglio, basandoci sulle nostre analisi interne e sui numerosi colloqui con le società, oltre che su fornitori di servizi esterni: MSCI per il rating del portafoglio, SBTi e Carbon4 Finance per la valutazione delle traiettorie di carbonio degli emittenti. Il nostro obiettivo, nello specifico, è quello di far certificare il 90% delle società del nostro portafoglio da SBTi entro il 2030, e stiamo invitando quelle che non l’hanno ancora fatto a intraprendere questo percorso; attualmente siamo al 67%, rispetto al 21% del lancio del fondo(7).
Dalla sua creazione, l’intensità di carbonio(8) del portafoglio è diminuita del -42%(7). Al momento del lancio del fondo, si attestava a 138 tonnellate di CO2 per milione di euro di vendite, mentre quella dell’indice era vicina a 200. Perciò abbiamo iniziato con un differenziale di -30%, che ci impegniamo a mantenere, anche se da Prospetto siamo tenuti a raggiungere solo un minimo del -20%. In linea con i principi Net Zero, siamo riusciti a rispettare l’impegno di ridurre la nostra intensità di carbonio di una media del -7% ogni anno, e anche di più. Tuttavia, abbiamo gradualmente aumentato la ponderazione dei settori emittenti nel portafoglio, passando dal 19% al momento del lancio al 23,2% attuale(9). Questi risultati dimostrano che le società prescelte sono state in grado di mantenere traiettorie in linea con i nostri obiettivi. Il settore dei servizi di pubblica utilità è un esempio particolare di questo calo. Occorre notare che il nostro impegno riguarda solo gli ambiti 1 e 2(10), in quanto attualmente è estremamente complesso raccogliere i dati dell’ambito 3, che tendono ad essere pubblicati solo parzialmente, o addirittura stimati in modo molto generico, e a sovrapporsi tra i vari operatori della stessa catena di valore. Tuttavia, ne teniamo conto indirettamente, grazie a SBTi e Carbon4 Finance, che lo includono nelle loro analisi.
Al momento del lancio di R-co 4Change Net Zero Equity Euro, le condizioni erano abbastanza favorevoli per le strategie a basse emissioni di carbonio e per il loro posizionamento growth, ma da allora l’aumento dei tassi di interesse ha completamente cambiato la situazione. Ad esempio, le società specializzate nella produzione di energia rinnovabile, che sono particolarmente favorite da queste strategie, hanno dovuto far fronte a difficoltà di finanziamento dei loro progetti, con conseguente impatto negativo sulla loro performance. L’andamento dell’indice MSCI Global Alternative Energy rispetto a quello del settore energetico rappresentato dall’MSCI World Energy Sector illustra questa tendenza.
Nello stesso periodo, grazie al nostro approccio di transizione e al posizionamento molto meno growth del nostro portafoglio, siamo riusciti a distinguerci tra i fondi “climatici”, con una performance annualizzata del 12,8%, superando anche l’Euro Stoxx (+10,4%)(11). Essendo per natura particolarmente attenti ai livelli di valutazione, finora non abbiamo investito in società specializzate esclusivamente nella produzione di energia rinnovabile. Tuttavia, rimaniamo pragmatici e, in questo nuovo contesto, questi titoli ci sembrano interessanti e compatibili con il DNA del fondo.
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