La gamma di fondi alternativi OICVM offerti da Rothschild & Co si arricchisce con l’aggiunta di InRIS Prentice, un fondo azionario long-short specializzato su tematiche legate ai consumi americani e sviluppato in collaborazione con Prentice Capital Management.
Perché avete lanciato questo nuovo fondo, InRIS Prentice, sulla vostra piattaforma di OICVM alternativi?
Charles Lacroix: Quando pianifichiamo il lancio di una nuova collaborazione sulla piattaforma InRIS, una delle nostre priorità, oltre, ovviamente, a quella riguardo alla qualità intrinseca del manager, è accertarci che la strategia sia complementare ai fondi esistenti. Da questo punto di vista, InRIS Prentice rappresenta una nuova soluzione di diversificazione con caratteristiche di rischio e performance (long-short su azioni statunitensi con esposizione netta limitata) molto diverse da quelle di InRIS CFM Diversified (fondo sistematico che intercetta beta alternativi) e di InRIS Perdurance (long-short su azioni europee, rigorosamente market-neutral).
Nonostante la natura molto diversa, queste tre strategie perseguono lo stesso obiettivo: offrire una performance non correlata a quella delle asset class tradizionali (azioni, obbligazioni e valute), in modo da assicurare un’efficiente diversificazione nel portafoglio complessivo di un investitore. Inoltre, la semplicità della strategia long-short di InRIS Prentice sull’azionario statunitense, la leggibilità di un portafoglio composto da circa cinquanta titoli liquidi e il fatto che prevede una leva di entità trascurabile ci consentono di replicare in formato OICVM una strategia che ha già dimostrato la propria efficacia negli ultimi quindici anni sotto forma di prodotto offshore.
In che modo si differenzia questo fondo dall’offerta esistente di fondi OICVM azionari long-short?
Charles Lacroix: Prima di tutto, bisogna notare che la maggior parte dei tanti OICVM azionari long-short lanciati negli ultimi anni investe in azioni globali o europee, mentre l’offerta di prodotti analoghi dedicati all’azionario statunitense è molto più limitata: un dato tutt’altro che intuitivo se si considera che la strategia azionaria di tipo long-short è stata inventata nel 1949 proprio negli Stati Uniti e che le azioni USA rappresentano di gran lunga il mercato più liquido e più profondo a livello mondiale. Probabilmente questo si spiega con il fatto che i gestori di fondi statunitensi hanno una base di investitori ampia in Nord America per strategie che, per loro natura, sono di capacità limitata. InRIS Prentice si propone quindi come uno dei pochi OICVM che investe in azioni statunitensi con un’esposizione netta contenuta entro determinati limiti (storicamente fra +30% e -10%).
Inoltre, questa strategia si concentra su temi legati ai consumi americani e Michael Zimmerman, fondatore e Portfolio Manager di Prentice Capital Management, vanta un’esperienza specializzata più che ventennale in questo campo. Dopo gli studi ad Harvard e una carriera da tennista professionista che l’ha portato a giocare agli US Open e a Wimbledon, Michael è approdato a Lazard Asset Management per poi collaborare con hedge fund di primaria importanza, prima come analista e successivamente come gestore di portafogli. In seguito, ha fondato Prentice Capital Management e reclutato un team di analisti settoriali specializzati, concentrando l’attenzione sui titoli trascurati dal lavoro di ricerca degli analisti e broker di Wall Street e tenendosi alla larga dalle azioni tipicamente presenti nei portafogli americani, tipo le famose GAFA (Google, Apple, Facebook e Amazon).
I team di Prentice non si limitano a studiare i dati finanziari, ma corroborano le loro analisi attraverso la ricerca sul campo: nel corso degli anni, la società ha infatti creato una rete di analisti che viaggiano per tutti gli Stati Uniti, ad esempio per partecipare a conferenze con gli affiliati e visionare i negozi, e scandagliano il web al fine di confrontare le loro tesi di investimento con le aspettative del mercato. Questo approccio empirico non ha eguali e la specializzazione del team in titoli meno richiesti, insieme all’esposizione netta limitata, ha permesso alla strategia di offrire storicamente una correlazione molto bassa con l’indice S&P 500 (intorno allo 0,3) e con altri fondi long-short investiti in azioni USA.
Michael Zimmerman e il suo team seguono un metodo originale per selezionare titoli cosiddetti “turnaround” per i quali hanno identificato un catalizzatore a breve termine (da tre a sei mesi). Nello specifico, la componente “long” include generalmente società con marchi robusti che stanno affrontando un ambiente difficile (concorrenza in aumento, pressione sui margini, ecc.) e sono state penalizzate dal mercato, ma hanno appena cambiato team manageriale strategia o lanciato un prodotto innovativo.
Per contro, la componente “short” è costituita da titoli caratterizzati da margini ai massimi e valutazioni elevate, supportati da fattori isolati che hanno affascinato il mercato, nonostante le debolezze che potrebbero emergere in tempi brevi. Questo approccio, che a prima vista potrebbe sembrare contrarian, in realtà è sempre associato a un catalizzatore a breve termine e implica una gestione del portafoglio molto dinamica. Probabilmente è proprio questo aspetto che ha consentito a Prentice Capital Management di generare un alfa notevole nel segmento short del portafoglio negli ultimi anni, quando molti fondi long-short con orizzonte temporale più esteso hanno sofferto la forte tenuta delle posizioni corte. Un numero per illustrare la natura dinamica della gestione di portafoglio: il tasso di turnover annuo è stimato fra le quattro e le cinque volte, e fra le due e le tre volte in termini di singoli titoli.
Che livello di volatilità vi aspettate e qual è l’approccio di Prentice Capital Management alla gestione del rischio?
Charles Lacroix: Come già accennato, il portafoglio di InRIS Prentice è relativamente concentrato, il che determina una volatilità annualizzata attesa di circa il 10-12%, nonostante l’esposizione netta limitata, con un valore obiettivo di 0,8 per l’indice di Sharpe. Come il processo di investimento, anche la gestione del rischio è dinamica. Per dirlo con le parole di Michael Zimmerman, “se un titolo contribuisce negativamente per più di 3-6 mesi, significa che ci è sfuggito qualcosa”, e il gestore non esiterà a ridurre o vendere del tutto la posizione. Più nel dettaglio, quando una posizione long perde più del 25%, viene ridotta del 50%; se poi dovesse perdere un altro 5%, sarà tagliata di nuovo del 50% scendendo quindi a un quarto delle dimensioni iniziali. La strategia è dinamica sia nella gestione, sia nel controllo del rischio e segue un processo molto disciplinato.
Il tema legato ai consumi statunitensi non è troppo di nicchia? E ha senso investire in settori esposti a tante forze dirompenti?
Charles Lacroix: Quando parliamo di tematiche legate ai consumi, che generano circa il 70% della crescita del PIL statunitense e rappresentano il 20% dell’indice S&P 500, usiamo il termine nella sua accezione più vasta, che include sia i consumi di base, sia quelli voluttuari, ma anche le aree che risentono del comportamento dei consumatori americani, come il settore di internet e quello dei media. Di conseguenza è un universo molto vasto composto da circa 450 titoli, con 11 sotto-settori.
Inoltre, all’interno di queste aree sono in atto cambiamenti profondi: Uber sta mettendo in discussione il modello di business dei taxi, Amazon e Wayfair stanno rivoluzionando le attività dei distributori tradizionali e Airbnb sta costringendo gli alberghi a reinventarsi. Queste rivoluzioni creano molte opportunità, tanto per la componente long che per quella short. Da una parte, bisogna saper distinguere i veri cavalli vincenti fra i tanti attori “rivoluzionari” (quante società internet sono sparite nel nulla per ogni Amazon che ce l’ha fatta?) e identificare le aziende tradizionali sacrificate dal mercato, ma che saranno in grado di rivitalizzare il loro modello. Per il lato short, è necessario riuscire a individuare nuovi attori che sono amati dal mercato, ma con un modello di business fragile e i cosiddetti “dinosauri” che non riusciranno ad adattarsi.
Se aggiungiamo l’esposizione netta limitata, si capisce che investire in InRIS Prentice non è come fare una scommessa rialzista sui settori legati ai consumi americani, ma piuttosto optare per una strategia di tipo absolute return, non correlata con i mercati azionari e naturalmente posizionata per trarre vantaggio dai cambiamenti epocali che stanno sovvertendo gli equilibri in interi segmenti dell’economia statunitense.
Trovare tutte le informazioni disponibili sul fondo : InRIS Prentice