
Anthony Bailly
Head of European Equity
Nei mercati europei, il 2024 è stato caratterizzato dall’instabilità politica delle due principali economie della zona. Il voto di sfiducia ha determinato la nomina di un nuovo governo in Francia e la prospettiva di elezioni anticipate il 23 febbraio in Germania. Se l’incertezza politica e l’entità del deficit francese hanno fortemente penalizzato il CAC 40, che ha chiuso l’anno in territorio negativo (-0,7%), così non è stato per la Germania. Il Dax ha difatti registrato un rimbalzo del 18,6% su base annua1, trainato dalla solidità di alcuni titoli (SAP, Rheinmetall, Siemens Energies) e dalla speranza di superare il problema del bilancio. Le forti performance dei mercati dell’Europa meridionale (IBEX +20 % e FTSE MIB +18,9 %) hanno consentito all’Eurostoxx di conseguire un rialzo dell’8,7%1. A livello settoriale, le difficoltà economiche della Cina hanno penalizzato materie prime, beni di lusso e auto, che hanno chiuso in territorio negativo. Per contro, la pressione sui tassi d’interesse, sostenuta da un’inflazione persistente, hanno consentito a banche ed assicurazioni di aggiudicarsi il titolo di best performer dell’anno.
L’altro elemento di rilievo del 2024 è stato la divergenza con gli Stati Uniti. L’eccezionalismo americano si è rinnovato nel corso dell’intero anno, consentendo al paese di riportare una crescita nettamente superiore a quella europea, sia in termini economici che dei risultati societari. Ciò ha contribuito ad attrarre flussi di capitale con i mercati azionari americani che hanno continuato ad assorbire somme ingenti, pari a 480 miliardi di USD1. Tale tendenza si è intensificata dopo l’elezione di Donald Trump. Per contro, i flussi verso le azioni europee rimangono negativi, con un deflusso pari a 65 miliardi di USD1. La regione non ha mai avuto una ponderazione così bassa nelle allocazioni. Tale dinamica si riflette anche sulle valutazioni. I mercati azionari europei si attestano nei pressi della loro media storica (P/E2 di 13,2x) mentre i mercati americani, con un PE di 22,2x, si aggirano intorno ai loro massimi1. La sconto sui mercati europei, al momento superiore al 40%, non è mai stato così elevato.
Le aspettative sull’Europa sono molto basse quest’anno, a fronte di una crescita economica modesta, prevista intorno all’1 %, e un aumento degli utili per azione tra il 7% e l’8 % secondo il consensus1. La flessione dei PMI3 riflette una forte incertezza da parte degli operatori economici. La mancanza di una ripresa in Cina, le tensioni sui futuri dazi e la politica, percepita come inflazionistica, di Donald Trump si aggiungono alle difficoltà politiche nell’Eurozona.
Tuttavia, abbiamo individuato alcuni fattori che potrebbero controbilanciare queste preoccupazioni. L’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca potrebbe avere effetti positivi che, per il momento, non sono ancora stati presi in considerazione. In primo luogo, la dichiarata volontà di trovare una rapida soluzione al conflitto russo-ucraino potrebbe consentire di ridurre in parte il premio al rischio che penalizza i mercati europei dall’inizio del conflitto. Il presidente Zelensky continua a dipendere dai finanziamenti americani e ciò potrebbe costringerlo a trovare un compromesso.
In secondo luogo, la necessità di incrementare le spese militari nei paesi membri della NATO costituisce un ulteriore elemento che potrebbe spingere la Germania a superare lo stallo sul bilancio. Inoltre, possiamo supporre che, una volta annunciato l’aumento dei dazi statunitensi, la Cina sarà in grado di calibrare un piano di stimoli fiscali potenzialmente più orientato verso i consumi interni, il che potrebbe avvantaggiare indirettamente l’Europa. Infine, poiché l’inflazione è già più resiliente negli Stati Uniti che in Europa, il carattere inflazionistico del programma di Donald Trump ci induce a ritenere che la Fed potrebbe mantenere un tono piuttosto hawkish4 , come mostrato in occasione della riunione dello scorso dicembre. Per contro, la situazione appare molto diversa in Europa, dove l’inflazione continua a diminuire, concedendo margini di manovra più ampi alla BCE. Il percorso di discesa dei tassi potrebbe quindi sostenere il credito, stimolare l’attività economica e, infine, giovare ai mercati azionari.
La sottoperformance dei mercati europei è riconducibile soprattutto alle incertezze legate a una crescita economica fragile, all’aumento dei dazi e all’instabilità politica in Europa, tutti fattori ampiamente individuati dagli investitori. Di fatto, è lecito chiedersi se questa sottoperformance è destinata a perdurare visto il divario nelle valutazioni – ai massimi storici tra mercati europei ed americani – e le leve economiche di cui dispone l’Europa. I salari reali continuano a crescere in un mercato del lavoro solido, mentre i risparmi in eccesso aspettano soltanto un ritorno della fiducia per essere liberati. Dal canto suo, con un P/E di 22,2 e una crescita attesa dell’EPS5 al 15%, riteniamo che il mercato americano sia a rischio in caso di indebolimento dell’economia o di una semplice normalizzazione dei tassi di crescita legati al tema dell’AI1.
Per contro, i mercati europei offrono numerose opportunità. In particolare, quella di investire in campioni europei sottovalutati con una forte esposizione internazionale e in settori che potrebbero beneficiare di catalizzatori a nostro avviso plausibili. Tra questi ultimi, possiamo citare il settore dell’edilizia, che trarrebbe vantaggio dalla fine del conflitto in Ucraina, il settore immobiliare, che accoglierebbe favorevolmente una politica monetaria più accomodante da parte della BCE e i settori industriali (materie prime, prodotti chimici, beni industriali, auto, ecc.) che potreberro trarre benefici dai piani di rilancio tedeschi e/o cinesi.
Più in generale, i settori le cui valutazioni attualmente riflettono uno scenario di rallentamento economico dovrebbero registrare una ripresa in caso di miglioramento del sentiment. In questo senso, lo stile Value6 potrebbe riprendere slancio dopo la lieve sottoperformance registrata nel 2024. Infine, possiamo anche concentrarci sui fattori di differenziazione. La transizione ecologica è in corso in Europa, dove si sono già insediati i principali operatori. La diminuzione dei tassi che si prospetta dovrebbe consentire una nuova accelerazione degli investimenti su questo tema. L’Europa ha un vantaggio in questo campo e, con l’aumento del consumo energetico legato all’intelligenza artificiale, il fabbisogno di energia diventerà un’opportunità per la regione.